lunedì 8 marzo 2021

Recensione al romanzo" La fontana bianca" (di Simona Margotto)

Un’insegnante di Lettere di Ferrara, Simona Margotto, ha letto il romanzo di Andrea Pagani La fontana bianca (ed La Mandragora) e ha scritto questa magnifica lettera/recensione, che su sua gentile concessione pubblichiamo, ringraziandola.

< Caro Andrea, confesso di non aver mai letto i tuoi libri, ma essendo rimasta molto piacevolmente colpita da La fontana bianca, che ho fulminato in un week end senza mai staccare gli occhi dalla pagina scritta, ho sentito il desiderio di recensire questo tuo bel romanzo pur senza la tua autorizzazione. Il tuo libro è fatto di due romanzi in uno. Una prima parte nel passato, caratterizzata da uno stile leggero ma percorso da una strana lieve tensione, un’aura di mistero, un’atmosfera quasi metafisica resa perfettamente attraverso i sospesi alla fine dei paragrafi e un’aggettivazione efficace. A questa fa seguito una seconda parte più immanente, concreta, meno aerea ma ugualmente tesa e profonda, indispensabile per traghettare il lettore verso un finale che nella sua apparente banalità e forse senza la totale risoluzione di gran parte degli squarci che il viaggio aveva aperto, esprime in realtà in modo semplice e lampante che la conclusione di ogni storia che si rispetti è trovare il vero senso della vita. Nel leggere un qualsivoglia romanzo, mentre seguo con interesse la storia, in modo quasi impercettibile e comunque ormai incosciente vado alla ricerca di termini che colpiscano il mio immaginario. Parole originali, o comunque usate con sapienza, precisione, personalità, aggettivi che calzino in modo così pieno e soddisfacente da rischiare di passare inosservati, ma nel contempo così significativi da non poter essere stati posti lì per caso. Il tuo mi è apparso un lavoro di cesello, una limatura continua e meticolosa che ho apprezzato come pochi potrebbero capire, con quel senso di passione erotica per le parole che rare volte i libri coronano ultimamente, ma questa è una di quelle. Per quel che può valere, detto da una semplice lettrice dilettante come me, ti ho trovato straordinariamente bravo nel dosare e nello scegliere lessico e sintassi, nell’uso sapiente di vocaboli che messi in quella particolare sequenza assumevano ai miei occhi una dimensione di soavità di cui non godevo da tempo. Troppo pochi i cultori della parola, dell’immagine originale e inconsueta ma espressa con una naturalezza che ha il potere di destabilizzarti qualora la afferri, in preda a uno stupore sovrannaturale. E belli i riferimenti a Montale e a Svevo. I mille altri, sicuramente proustiani, non li ho saputi cogliere per ignoranza, sorry. Mi sono divertita un mondo a seguire le tue vicissitudini, ho palpitato con te e atteso spasmodicamente la svolta sottesa alla narrazione. Il secondo romanzo, ovvero la seconda parte dello stesso, perde un po’ la freschezza e l’efficacia narrativa della prima. La tua sapienza di scrittore permane, la parte descrittiva è sempre degna di un grande scrittore e i personaggi assumono uno spessore a tutto tondo che li rende vivi. È innegabile però che un po’ della magia della prima metà si è persa. Forse il lettore non era preparato a perdere contatto con quell’adolescente inquieto e innamorato che lo aveva prima incuriosito e poi trascinato nel suo sentire. È uno strappo. E inaspettato per giunta, tanto da far sentire una nostalgia che non perdona. Nonostante questo la lettura procede spedita, una ricerca di senso che si accompagna alla ricerca dei protagonisti. Ogni tappa ha un significato e tutto conduce verso l’attesa rivelazione. Che infine arriva. E neanche questo è mai scontato. Molto interessanti le digressioni di fisica quantistica, al confine talvolta con una fantascienza alla Fringe che io adoro, manco a farlo apposta. Anche in questo ambito sei stato autorevole e credibile, hai raccontato aspetti scientifici della realtà in modo divulgativo ma senza sminuirli, dimostrando ancora una volta di essere uno scrittore curioso ed eclettico, o più probabilmente erudito. A parer mio questo romanzo meriterebbe un’eco di molto superiore a quella che ho potuto cogliere. Una presentazione pubblica da parte tua che possa avvicinarti alla gente, che ti dia spazio e risonanza, una serie di incontri nelle librerie che ti consentano di comunicare e farti conoscere dal tuo pubblico come meriti. Certo, adesso anche questo è fantascientifico, ma ci sono attualmente altri strumenti che un buon editore dovrebbe proporti. E se non lo fa non ha capito che per le mani ha un bravo scrittore, che non inganna i suoi lettori con l’apparenza ma li conquista con spessore e audacia nell’uso dell’italiano. In bocca al lupo perciò, e complimenti. >
Simona Margotto




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