venerdì 3 aprile 2020

LA POESIA DI UN NIDO (dal sito di Andrea Pagani)

Andrea Pagani, nel suo sito, scrive un post sull'attualità.
Per gentile concessione dell'autore "Associazione Ippogrifo Imola. Vivere la scrittura" ha il piacere di pubblicarlo.

C’è una pagina del Decameron di Giovanni Boccaccio, probabilmente poco nota, o comunque ingiustamente oscurata dalle brillanti novelle (ma scolasticamente fin troppo frequentate) di Ser Ciappelletto, Andreuccio da Perugia, Chichibio e la gru, Calandrino e l’elitropia, Frate Cipolla, ecc, che ci apre squarci sorprendenti sulla contemporaneità, traiettorie di riflessioni, crocevia di conoscenza, come solo la grande letteratura riesce a fare, e cioè quella letteratura che ci insegna a leggere il mondo: ad entrare in rapporto con la complessità del reale.
E magari ci aiuta anche ad immaginare uno scenario futuro.
È una pagina della cosiddetta Cornice, in apertura della IX giornata, quando i dieci novellatori, guidati da Emilia, si avviano verso un vicino boschetto.
La curiosità del lettore, di solito, è magnetizzata dalla forza esilarante, inventiva, e talvolta provocatoria delle novelle, e rischia di trascurare la situazione della Cornice del Decameron, ossia i momenti in cui le «sette nobili fanciulle e i tre giovani uomini», dopo aver deciso nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze nell’imperversare della sconvolgente peste del 1348, su consiglio di Pampinea, di appartarsi in un casolare fuori città, un «palagio con bello e gran cortile nel mezzo» (un vero e proprio locus amoenus di perfetta vita serena), si concedono, fra una giornata e l’altra del «novellare», momenti di svago e intrattenimento, danze e balli, passeggiate e ascolto del «divino officio» della messa in una «chiesetta lor vicina».
Ebbene, in apertura della IX giornata, la felice «brigata» s’imbatte in una sorprendente situazione: in un vicino boschetto dove i giovani stanno passeggiando, poco dopo l’alba, ecco che si mettono a giocare con animaletti selvatici, che si avvicinano a loro senza paura e intrattengono una serie di scherzose schermaglie, poiché la pestilenza ha fatto scomparire i cacciatori e gli animali hanno recuperato il loro habitat naturale.
Questo singolare episodio descritto da Boccaccio (che mostra così di saper adattare con abilità i meccanismi del simbolismo medioevale alla sua moderna narrativa e alla nuova concezione del mondo che sta disegnando) diventa uno stimolante snodo di riflessione, su quella che un grande filosofo tedesco, studioso del Decameron, come Kurt Flasch, ha definito col termine di «poesia dopo la peste», ad indicare cioè la nuova mentalità, le nuove relazioni sociali, i nuovi modi di vita, la nuova visione del mondo che si matura dopo la drammatica esperienza dell’epidemia, dove, fra le altre cose, gli animali si spingono nei luoghi naturali che erano stati occupati dagli uomini.
 (Continua QUI)

mercoledì 1 aprile 2020

A proposito de la "Trilogia di New York" di Paul Auster (a cura di Andrea Pagani)

Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera. ------------------------------------------------------------------------ L'angolo dei libri vuol essere occasione di intrattenimento, di svago, di piacevole evasione, ma anche di riflessione e introspezione sui grandi temi della nostra umanità. Rubrica a cura di Andrea Pagani e dell’ “Associazione Culturale Ippogrifo. Vivere la scrittura"


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