Nove incontri pensati per chi scrive o vorrebbe scrivere, un viaggio attraverso i generi letterari e le diverse forme della narrazione, per imparare a trasformare un'idea in una storia da raccontare in modo creativo.
Associazione culturale e ricreativa di promozione sociale
venerdì 30 marzo 2018
Le forme del narrare. Vivere la scrittura 2018
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giovedì 29 marzo 2018
STORIE DI COPPIA
Care amiche e amici: siete certi di conoscere la vita?
No? Allora questi racconti della grande Némirovsky - tre straordinarie prose sulla fragilità della coppia coniugale - sono per voi.
Da oggi in tutte le librerie italiane.
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martedì 27 marzo 2018
Aborro
La nuova plaquette tutta imolese di Babbomorto Editore va in pubblico venerdì 20 aprile, e ci va in un elegante spazio d'arte: per condividere parole e immagini.
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lunedì 26 marzo 2018
Ippogrifo manifesto di scrittura
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mercoledì 21 marzo 2018
LatoA Bside HappyHour
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domenica 18 marzo 2018
Fra aquiloni e girasoli
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sabato 17 marzo 2018
L'oggetto parlante
Si è concluso martedì 16 marzo il primo dei due laboratori inseriti nel progetto Book City in collaborazione con l' Associazione Ippogrifo. Vivere la scrittura (il prossimo appuntamento sarà il 17 aprile alle 17:45).
Il laboratorio si è svolto in armonia tra le docenti e i bambini, raggiungendo gli obbiettivi prefissati.
A seguire la spiegazione dell'iniziativa e le foto delle docenti, tra le quali due socie Ippogrifo, Daniela Bartoli e Maria Mancino (Link Facebook Profile).
Il laboratorio si è svolto in armonia tra le docenti e i bambini, raggiungendo gli obbiettivi prefissati.
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venerdì 16 marzo 2018
Fra aquiloni e girasoli
poetici percorsi illogici
(letture a cura dell' Associazione Ippogrifo. Vivere la scrittura con
Maria Mancino, Daniela Galassi e Daniela Bartoli)
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venerdì 9 marzo 2018
I mercoledì del Sersanti
I mercoledì del Sersanti Immagini, riflessioni, spunti di letteratura
A cura del|' Ass. Ippogrifo Imola. Vivere la scrittura
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mercoledì 7 marzo 2018
Presentazione del libro di poesie di Maurizio Bacchilega: "tornare a pensare"
L’appuntamento di mercoledì 14 marzo ore 21, nella Sala Fondazione Gottarelli, Via C. Sforza 13 ad Imola, ha per titolo : “Tornare a pensare”. Un importantissimo incontro con Maurizio Bacchilega e il suo editore Gianfranco Fabbri in merito all’ultimo libro di liriche di recente stampa.
L’emergenza, la gioia, la notte; ovvero il reale, il difficile, il silenzio – di questo narrano le poesie di Maurizio Bacchilega, che dopo otto anni dalla sua prima opera (Paesaggi del mondo e dell’anima, L’Arcolaio, 2010), sceglie di «tornare a pensare» attraverso l’inchiostro.
Le poesie (o i pensieri) si dividono in «Le poesie dell’emergenza», «Della gioia», «Elogio della notte»: «Le poesie dell’emergenza», la cui narrazione è «quasi, per forza, in forma di prosa», gettano immediatamente il lettore nella realtà quotidiana, il cui squallore, invece che ammutolire e annientare la poesia, la genera (e quindi dimostra che l’emergenza può essere cantata in versi). È una poesia del disincanto, del disagio, dell’analisi senza pietà delle tristezze in cui ci immergiamo senza resistere e a cui siamo silenziosamente assuefatti.
L’emergenza è, dunque, ciò che ci rende ciechi e sordi e lontani dalle meraviglie silenziose che popolano il nostro quotidiano. È di questi tenui momenti ignorati che cantano le poesie «della gioia», difficile tentativo di narrare con parole ciò che dalle parole fugge: la «gioia» e la «pienezza». Infine, è nella notte e nel suo «elogio» che la raccolta si chiude e la catarsi è possibile: la notte è, infatti, la pausa, il vuoto momentaneo e ciclico, il tempo regalato al pensiero e alla concentrazione e strappato ai tecnicismi e alle incombenze del giorno.
«Che lusso scrivere la notte, / e leggere anche, / perché nulla del giorno / questo brivido vale.»
La poesia è sopra ogni cosa il mezzo per capire e capirsi, oggi dimenticato «in qualche cassetto / troppo pieno di oggetti / in qualche momento / sfuggito ai programmi / e agli orologi». La poesia che il poeta ha perso e che spera di incontrare ancora è la parola che abbiamo tutti perduto e che dobbiamo riconquistare per (ri)trovare noi stessi.
Maurizio Bacchilega, incoraggiando un «tornare a pensare» , (forse) inconsapevolmente mostra al lettore quanto la poesia ci insegni non solo a pensare, ma anche a vivere, consapevoli a pieno della nostra esistenza e fiduciosi di poter non dire, alla fine di tutto:
«”siamo stati tanto vigili / da non accorgerci di niente”».
L’emergenza, la gioia, la notte; ovvero il reale, il difficile, il silenzio – di questo narrano le poesie di Maurizio Bacchilega, che dopo otto anni dalla sua prima opera (Paesaggi del mondo e dell’anima, L’Arcolaio, 2010), sceglie di «tornare a pensare» attraverso l’inchiostro.
Le poesie (o i pensieri) si dividono in «Le poesie dell’emergenza», «Della gioia», «Elogio della notte»: «Le poesie dell’emergenza», la cui narrazione è «quasi, per forza, in forma di prosa», gettano immediatamente il lettore nella realtà quotidiana, il cui squallore, invece che ammutolire e annientare la poesia, la genera (e quindi dimostra che l’emergenza può essere cantata in versi). È una poesia del disincanto, del disagio, dell’analisi senza pietà delle tristezze in cui ci immergiamo senza resistere e a cui siamo silenziosamente assuefatti.
L’emergenza è, dunque, ciò che ci rende ciechi e sordi e lontani dalle meraviglie silenziose che popolano il nostro quotidiano. È di questi tenui momenti ignorati che cantano le poesie «della gioia», difficile tentativo di narrare con parole ciò che dalle parole fugge: la «gioia» e la «pienezza». Infine, è nella notte e nel suo «elogio» che la raccolta si chiude e la catarsi è possibile: la notte è, infatti, la pausa, il vuoto momentaneo e ciclico, il tempo regalato al pensiero e alla concentrazione e strappato ai tecnicismi e alle incombenze del giorno.
«Che lusso scrivere la notte, / e leggere anche, / perché nulla del giorno / questo brivido vale.»
La poesia è sopra ogni cosa il mezzo per capire e capirsi, oggi dimenticato «in qualche cassetto / troppo pieno di oggetti / in qualche momento / sfuggito ai programmi / e agli orologi». La poesia che il poeta ha perso e che spera di incontrare ancora è la parola che abbiamo tutti perduto e che dobbiamo riconquistare per (ri)trovare noi stessi.
Maurizio Bacchilega, incoraggiando un «tornare a pensare» , (forse) inconsapevolmente mostra al lettore quanto la poesia ci insegni non solo a pensare, ma anche a vivere, consapevoli a pieno della nostra esistenza e fiduciosi di poter non dire, alla fine di tutto:
«”siamo stati tanto vigili / da non accorgerci di niente”».
Fonte articolo: QUI
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