domenica 22 novembre 2020

Almanacco di Ippogrifo: laboratorio di scrittura e miniera di idee

Associazione Ippogrifo. Vivere la scrittura (Associazione culturale e ricreativa di promozione sociale) è lieta di presentare una preview dell' Almanacco Ippogrifo, presto in libreria.

Si ringrazia l' Associazione Rodari, una scuola grande come il mondo che ha fornito un prezioso contributo.

Preludio 

Qualche anno fa, uno studioso che di letteratura se ne intendeva e che ci ha consegnato preziose riflessioni sul senso di fare cultura, Vittorio Strada, in una splendida voce della Enciclopedia Einaudi, amava sottolineare lo stretto legame fra «il fare letterario e il sapere letterario», ovvero la sostanziale convergenza fra la produzione letteraria e la riflessione su di essa, come a dire che riesce difficile, per non dire impossibile, stabilire un confine preciso fra l’esercizio della creatività e il momento scientifico della critica. 
Il che c’incammina su un’altra seducente biforcazione di idee, una rete inesauribile di spunti e suggestioni: ad esempio, su quanto vi sia d’immaginifico e lirico nelle pagine di alcuni critici (basterebbe pensare, fra tutti, agli scritti di Roberto Longhi) e, allo stesso tempo, quale spessore di consapevolezza e pensosità vi sia in certi libri di narrativa, in apparenza tanto leggeri e incantati (e ci tornano in mente le parole di un maestro dell’affabulazione, Italo Calvino, che in punto di morte all’amica Maria Corti confessava di essere uno scrittore che lavora soprattutto di sottrazione, con estrema fatica, per offrire il massimo di leggerezza, spontaneità, freschezza). 
Viene da chiedersi, in altre parole, quale ruolo occupi nella pratica della scrittura il lavoro silenzioso e oscuro dell’apprendistato: lo studio, l’artigianato, l’officina, il laboratorio, la lettura, prima ancora dell’atto stesso della creazione. 
Quanto contano, cioè (per usare un’immagine un po’ pittoresca), dopo il momento magico, folgorante, dell’ispirazione, le lunghe ore corrosive della traspirazione. Italo Svevo, che cercava di difendersi dalle critiche di dilettantismo, parlava del “faro” e della “lumaca”: il faro come luce folgorante e intermittente (l’ispirazione) e la lumaca come paziente e diligente lavorazione (la traspirazione). 
L’Almanacco di Ippogrifo nasce dal faro e dalla lumaca. 
È il frutto di un’idea di letteratura che ha guidato, dal febbraio 2016, un’associazione di appassionati e professionisti della scrittura, che hanno, per così dire, fatto dei “laboratori” il loro marchio di fabbrica: officina di scrittura con le scuole, le biblioteche, le librerie, ma soprattutto laboratori interni, fra i soci, in sistematici incontri settimanali, per condividere i propri testi, limarli, vivisezionarli, smontarli, assemblarli. 
Workshop che sono prima di tutto territori del confronto umile, crocevia di crescita collettiva, frontiere di discussione critica. Ma anche, perché no, momenti di gioco e d’intrattenimento, per esorcizzare lo stereotipo dell’autore solitario, un po’ depresso, imprigionato in una sorta di autoreferenziale compiacimento. 
D’altro canto, com’è possibile dimenticare che il libro che ha, per eccellenza, spalancato le porte della modernità, il Decameron, è un capolavoro di svago e d’intrattenimento, ma allo stesso tempo un libro radicato in una solida intelaiatura strutturale, gravido di sapienza cortese e di stilizzazione medioevale: un libro, come ci rivelò l’intelligenza di Kurt Flasch, che sovverte la distinzione fra poesia e scienza, fra teoria della letteratura e prassi della scrittura. 
Boccaccio ci insegna che il gioco è più divertente se si condivide. 
Leggere e scrivere è anche questo, no? 
È come scalare una montagna ed è molto meglio farlo assieme, perché sai che ci saranno molti ostacoli da superare e trovare le soluzioni, da soli, è molto più complicato… 
Da qui è nata la suggestione di una rivista annuale, che fosse l’espressione di questa collettiva scalata in montagna: una sfida egregiamente raccolta e gestita da Daniela Galassi, Marco Marangoni e Alessandra Scisciot, che hanno saputo restituire il senso della trasversalità dei testi. Espressione di età, sensibilità, talenti diversi. Testi a volte versatili, sperimentali, sofisticati. Altre volte essenziali, minimalisti, asciutti. E ancora, testi ironici e grotteschi, bizzarri e fiabeschi, intimisti e malinconici, evocativi, lirici, simbolisti. 
Ogni esercizio è prezioso nella sontuosa miniera della letteratura. 
Ma l’intenzione che li muove è la stessa: trasmettere un messaggio di scrittura condivisa, aperta al dialogo, in divenire, capace di accettare una critica e risolverla col sorriso. 
Perché, come suggeriva Fryderyk Chopin: chi non ride mai, non è una persona seria. 

Presidente della associazione 
Ippogrifo. Vivere la scrittura








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